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A Taranto una originale e audace lettura comunitaria del Manifesto per un’ontologia trinitaria

Lo scorso 15 settembre è stato organizzato a Taranto, presso il Dipartimento Jonico in “Sistemi giuridici ed Economici del Mediterraneo: società, ambiente, culture”, un’originale iniziativa intitolata Una lettura comunitaria del “Manifesto. Per una riforma del pensare”. L’evento è stato promosso e organizzato dal Centro di cultura per lo Sviluppo Giuseppe Lazzati, impegnato nel dare contesto e processualità ad un nuovo cammino di sviluppo integrale e ad una nuova visione e percezione del territorio. Obiettivi questi che hanno trovato sintonia e ispirazione da quanto viene dichiarato nel Manifesto, primo volume del Dizionario Dinamico di Ontologia Trinitaria (DDOT).

«Il Manifesto – leggiamo nell’invito ufficiale dell’evento – è certamente tra i più grossi eventi e tra le più impegnative operazioni culturali dei nostri giorni: è paradigma di lettura dei tempi che viviamo; tempo che vive la sua originalità senza ritorno. Tempo di crisi, di ri-nascita, di relazione, di reciprocità, di complessità, di tutto connesso, che ricolloca lo stesso pensiero teologico, ri-autentica l’esperienza cristiana ed ecclesiale reinterpretando la realtà nel suo concreto vivente».

Oltre a contare sulla presenza di Piero Coda, co-autore del Manifesto e direttore della collana del DDOT, l’evento ha radunato diversi studiosi e attori sociali che dagli ultimi sei mesi si sono trovati e confrontati periodicamente in preparazione dell’incontro.

Nel suo intervento, il prof. Antonio Incampo, ordinario di Filosofia del Diritto dell’Università di Bari, ha sottolineato la necessità di una prospettiva trialogica che genera una comunità educante ed entra nelle contraddizioni per superarle in una dialettica propositiva. Da uno sguardo teologico e pastorale, don Vito Impellizzeri dalla Diocesi di Mazara del Vallo ha sostenuto che «il pensiero trinitario non risolve la complessità ma la supera. La forza performativa del pensiero agente fa intra-vedere il superamento della dialettica basata sullo scontro. Dov’è tuo fratello? La drammatica domanda che risuona nella Genesi trova la sua risposta nel paradosso della Croce dove il Cristo si fa Figlio e Fratello».

Il prof. Alberto Felice De Toni, ordinario di ingegneria gestionale dell’Università di Udine e già Presidente della Fondazione CRUI, ha evidenziato nelle conclusioni la portata universale della metodologia dialogica inter e transdisciplinare presente nel Manifesto e della sua importanza e urgenza per una lettura più profonda della realtà complessa in cui viviamo: «La chiave di lettura dell’ontologia trinitaria è la corrente che si instaura tra due poli. Una connessione tra opposti che genera luce. Nel nostro caso è una corrente d’amore che trasforma, illumina, genera una prospettiva diversa».

Si è parlato di educazione, ecologia, beni comuni e demaniali, imprese e produttività, ecc., cercando di “re-immaginare” e di “ri-pensare” insieme nuovi luoghi dell’uomo, e di avviare, alla luce del Manifesto e del Magistero di Papa Francesco, dei processi di attuazione concreta sul territorio. Su questa scia, numerose sono state le iniziative proposte nei diversi ambiti per proseguire con il lavoro iniziato, tra cui segnaliamo tre: rafforzare e stabilizzare il gruppo di lavoro sul Manifesto costituito dal Centro Giuseppe Lazzati stringendo legami e collaborazioni con altre istituzioni e organi locali, nazionali e del bacino mediterraneo; progettare una Summer School per la formazione di educatori e formatori vari che lavorano nella scuola; dedicare un volume del DDOT al lemma “Complessità”.

Davanti all’esito di questo primo incontro e delle tante piste aperte da esplorare, Maria Silvestrini del Centro Giuseppe Lazzati ha concluso: «L’ontologia trinitaria è un pensiero che si concretizza nel vissuto, e a Taranto si è iniziato a sperimentarlo, convinti che questa sia una prospettiva che può trovare una più ampia collocazione in una cornice euromediterranea. Dal nucleo identitario, come cerchi concentrici, si intreccia una possibile rete che trova la sua origine nell’apporto del tutto nuovo e generativo del Manifesto».

Noemi Sanches

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