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Jean Mettas

Africani in mare. In ricordo di Jean Mettas

Il primo settembre ricorre l’anniversario della nascita di Jean Mettas (Parigi, 01/09/1941 – 10/02/1975). Lo storico francese si laurea all’Istituto di Studi politici di Parigi nel 1965. Collaboratore alla Histoire de France diretta da Georges Duby, per la quale scrive il capitolo dedicato alla Francia tra le due guerre mondiali, si accende d’interesse per le questioni coloniali soprattutto a causa della guerra di Algeria (1954-1962). Dal 1968 è assistente all’Università di Reims e inizia un dottorato sulla tratta negriera in Francia nel XVIII secolo. Si dedica intensamente per cinque anni a ricerche dettagliate negli archivi dei porti francesi coinvolti nella tratta e nelle Archives nationales. Un tumore lo uccide a 33 anni, impedendogli di scrivere la tesi, ma riesce a portare a termine l’esame degli archivi.

La Société française d’histoire d’outre-mer si assume allora la responsabilità di pubblicare la ricerca di Mettas, affidando allo storico Serge Daget il compito di riprendere in mano le oltre 3.300 schede compilate da Jean Mettas, una per ciascuna spedizione navale negriera francese del secolo XVIII. Ogni scheda riporta il nome della nave e il tonnellaggio, il numero degli uomini dell’equipaggio e quello dei loro morti, il nome dell’armatore, del capitano e dei suoi eventuali sostituti, il porto e la data di partenza e tutti gli scali compiuti dalla nave per comprare e vendere gli africani resi schiavi, il loro numero – a volte distinguendo uomini, donne e bambini -, il numero dei loro morti per malattia, punizioni, tentativi di fuga, suicidi o ribellioni, ogni evento di rilievo menzionato nel giornale di bordo o nel diario personale e nella corrispondenza del capitano.

La classificazione dei materiali e la redazione definitiva della pubblicazione, lavoro al quale hanno collaborato anche Jean-Claude Nardin, Colette Hallot e Michèle Daget, ha comportato un impegno enorme. Serge Daget è arrivato alla pubblicazione di due volumi, il primo nel 1978 dedicato al solo porto di Nantes; il secondo nel 1984 per una ventina di altri porti*.

Daget spiega che lo studio di Mettas ha notevolmente affinato le nostre conoscenze sulla tratta, correggendo gli errori di molte pubblicazioni di quegli anni, che non avevano portato alcun contributo nuovo. Mettas ci mette in mano i nomi e cognomi, i dati sui luoghi, sui profitti e le perdite, sulle afflizioni di viaggi che duravano da 12 a 18 mesi. Una moltitudine di deportati: uomini, donne, bambini e bambine. «Morivano come mosche – scrive Serge Daget nell’Introduzione -, malattia, disperazione, rivolte, suicidi – gli squali hanno giocato un ruolo nella tratta». Il lavoro di Mettas, continua Daget, «poderoso strumento di sintesi, apporta alla comunità scientifica internazionale il mezzo per cogliere globalmente la maggior parte degli aspetti della tratta dei Neri praticata dal secondo Paese negriero del mondo, in quel XVIII secolo che qualificava se stesso come “secolo dei Lumi”. Mettas scriveva: “Dal confronto di tutti i dati, dalla risposta a qualcuna delle questioni aperte, dovrebbe nascere una storia della tratta francese…” Ecco che nasce».

Fra tutti i dati che Mettas ci consegna, sottolineerei la volontà di libertà degli africani, testimoniata dalla continue ribellioni e dalla ricerca della morte come liberazione, quando altre vie non erano possibili. È vero che Jean Mettas non ha potuto completare l’opera, non ha scritto la tesi che la sua poderosa ricerca meritava. Non ha neppure potuto dirci i nomi degli africani schiavizzati, ma solo il loro numero; del resto, arrivati nelle piantagioni essi non avevano diritto al loro nome di famiglia, ma assumevano, insieme al marchio a fuoco della piantagione, il nome del loro padrone. Ma penso che Mettas ci abbia lasciato l’essenziale, trascrivendo i nudi fatti del dolore quotidiano, delle violenze subite dai deportati. Per questo il suo lavoro è non solo un’opera scientifica, ma anche, e forse soprattutto, un’opera di misericordia. “Soprattutto”, perché Jean Mettas si è dedicato a cinque anni di lavoro faticoso e oscuro per consegnarci la certezza di quanto è accaduto.

Potremmo dire che, in lui, la scienza si è posta al servizio della misericordia. Non dimentichiamo che esiste anche per noi la possibilità di agire in questo modo, perché la storia degli africani sulle navi deve ancora avere fine.

*Mettas, Jean. Répertoire des expéditions négrières françaises au XVIIIe siècle. Tome Premier. Nantes. Édité par Daget, Serge. Paris: Société Française d’Histoire d’Outre-Mer et Librairie Orientaliste Paul Geuthner S.A., 1978; Id. Répertoire… Tome Second. Ports autres que Nantes. Édité par Daget, Serge et Daget, Michèle. Paris: Société Française d’Histoire d’Outre-Mer, 1984.
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