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Dal 23 al 25 novembre 2018, al Centro Chiara Lubich di Trento, il terzo modulo del corso di formazione “Le trasformazioni globali e l’Europa”, organizzato da Sophia Global Studies e dalla Fondazione per Sophia, ha riunito 21 corsisti dei cinque continenti, di cui 12 tra studenti ed ex studenti di Sophia.

Al centro ancora una volta studenti, giovani ricercatori nell’accademia e professionisti nel lavoro, decisi ad intraprendere un serio percorso di riflessione, mentre il continente europeo è di fronte ad un impegnativo crocevia, come insieme politico ed economico di nazioni e come regione culturale, da cui nel corso dei secoli è maturato un contributo originale che ha influenzato profondamente lo sviluppo dell’umanità nel suo complesso.

Per questo, il programma è stato particolarmente apprezzato. I partecipanti hanno potuto confrontarsi a partire dagli interrogativi posti dalle plurime crisi che scuotono l’Unione Europea: la crisi delle identità nazionali, la crisi politica ed istituzionale, quella economica, i problemi conseguenti all’allargamento verso nuovi stati e gli impatti dei flussi migratori. Temi che hanno toccato le diverse prospettive che ogni corsista ha portato con sé in ragione della propria cultura, esperienza e sensibilità.

Alcuni cenni al contributo degli esperti che hanno aperto i panel: Paolo Giusta, funzionario europeo dal 1994, con il quale si è discusso sulle cause profonde della crisi istituzionale e politica; Marco Brunazzo, sociologo dell’Università di Trento, che ha introdotto e guidato una riflessione sulle potenzialità e le criticità che l’integrazione differenziata può offrire; Marco Odorizzi, direttore della fondazione Alcide de Gasperi di Trento, che ha presentato la figura di questa eminente figura, il suo sguardo politico quale padre fondatore, e il valore del suo esempio.

La presentazione di punti prospettici diversi e una metodologia particolarmente dinamica hanno facilitato l’operazione proposta dagli organizzatori: puntare a comprendere un’Europa che oggi appare incapace di auto-riconoscersi. Un’operazione certo non scontata per i giovani europei presenti, che ha saputo coinvolgere anche quanti, provenienti da altri continenti, erano giunti a Trento per un iniziale interesse di ricerca e si sono trovati interpellati, in prima persona, a dare il proprio contributo. Testimoniando l’impatto nella loro vita di una comunicazione spesso distorta che li raggiunge ora con il miraggio del benessere, ora con l’eco della crisi in atto, i loro interventi hanno concorso a identificare con più chiarezza le interconnessioni, negative e positive, tra l’Europa e il mondo, e viceversa.

“Col procedere degli interventi, lo sguardo sull’unità europea si arricchiva e il concetto di integrazione si approfondiva: integrare non è qualcosa di perfetto e finito. Popoli e Stati diversi: ci è chiesto di cogliere e valorizzare continuamente le diversità”, così uno dei giovani partecipanti.

I laboratori di dialogo sono stati le tappe di un interessante percorso di riflessione critica, hanno capovolto giudizi superficiali e soluzioni semplificatorie, senza negare le pesanti criticità che tutti conosciamo, mettendo in dialogo le conoscenze esperte con le competenze della società civile. Si è trattato, alla fin fine, di una vera e propria esperienza di partecipazione – guidata in particolare da Lucia Fronza Crepaz, della Scuola di Preparazione Sociale di Trento, e da Valentina Gaudiano, docente di antropologia filosofica di Sophia -, che ha prodotto un momento alto di intelligenza collettiva e collaborativa.

Il corso di formazione promosso da Sophia Global Studies si è chiuso, quindici giorni dopo, il 7 e 8 dicembre, sempre a Trento, con un seminario conclusivo – “Religions in Dialogue in a Changing Europe” – che ha visto la partecipazione, accanto ai docenti e agli studenti di Sophia, anche di un gruppo internazionale di accademici musulmani shiiti.

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