Nasce la Comunità Laudato sì “Valdarno 1”, la prima del Valdarno, generata dall’impegno per un’ecologia integrale. Il nome, “Valdarno 1”, come per ogni altra Comunità Laudato Sì, è dato da quello del luogo in cui sorge, seguito poi dal numero che ne indica l’ordine di nascita.
Di che cosa si tratta? Facciamo un passo indietro. Era il marzo del 2018, quando veniva lanciata dal fondatore di Slow Food Carlo Petrini e dal vescovo di Rieti Domenico Pompili l’iniziativa della prima “Comunità Laudato Sì” nel territorio reatino, una realtà chiamata a costruire e a testimoniare localmente nuovi modelli di convivenza basati su inclusione, solidarietà e cooperazione nello spirito dell’Enciclica Laudato Sì e in omaggio al pensiero e all’opera di Francesco d’Assisi, primo interprete, ottocento anni fa, di una vita in armonia con gli uomini e con la natura: «In un momento come questo, di grande bisogno di attenzione e di rispetto per l’ambiente, la Chiesa di Rieti, guidata da Mons. Domenico Pompili e Slow Food propongono la costituzione delle Comunità internazionali Laudato sì in forma di associazione libera e spontanea di cittadini, senza limitazioni o restrizioni di credo, orientamento politico, nazionalità, estrazione sociale» si legge sul Codice Etico dell’iniziativa.
Sono decine e decine le Comunità fiorite sul territorio nazionale, dopo quella prima esperienza. Solo poche settimane fa, dalla collaborazione già esistente tra alcune realtà del Valdarno, è nata la Comunità Laudato sì “Valdarno 1”. A farsene promotori con l’Istituto Universitario Sophia sono stati il Polo Lionello Bonfanti, punto di riferimento del progetto di Economia di Comunione in Italia e in Europa; l’Associazione Veraterra, partner di due progetti Erasmus dell’Università di Firenze, che si occupa di sostenibilità ambientale e promuove percorsi educativi per bambini, ragazzi e giovani, e un’azienda agricola biologica locale, “Il Poderaccio”. Decisivo, per la partecipazione dell’Istituto Sophia, il ruolo centrale dato all’educazione nella missione delle comunità, che sono intese come catalizzatori e promotori di un nuovo modello di pensiero e di trasmissione delle conoscenze. Ognuna, infatti, s’impegna a diffondere in piena autonomia l’educazione ai temi dell’ecologia integrale, della giustizia sociale e della solidarietà attraverso eventi, laboratori, corsi, pubblicazioni e iniziative sul territorio.
«Tanto più in questo tempo di frammentazione dei saperi, di creazione di isole di interessi, di violenza anche nei rapporti inter-generazionali, le università devono continuare a tessere quel “tutto è in relazione”, “tutto è connesso” della Laudato sì. E il nostro impegno a Sophia è costantemente alla ricerca di attivare processi, strumenti, linguaggi.» spiega Daniela Ropelato, vice preside dell’Istituto. «Siamo convinti che fare rete sia un metodo efficace anche per la disseminazione culturale. Le Comunità Laudato Sì nascono dall’ispirazione di riunire soggetti diversi che operino in uno stesso contesto, mossi da alcuni valori condivisi, e dunque anche questa è una strada per penetrare in un territorio nuovo.»
E poi, ci sono le iniziative già in atto a Sophia: il piccolo bosco – The Green Patriarch Park – piantato alla fine di settembre nel campus universitario e dedicato al Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, pioniere nella difesa del creato; e poi Sophia Green, l’Agenda verde degli studenti che invita tutti ad una conversione ecologica: segni che inseriscono Sophia con responsabilità in questo partenariato, che chiede prima di tutto il cambiamento coerente degli stili di vita.
a cura di Tamara Pastorelli