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Tre giorni a Roma: esperienza di villaggio educativo

di Roberto Catalano
Fonte: https://whydontwedialogue.blogspot.com/2022/04/tre-giorni-roma-esperienza-di-villaggio.html

Per tre giorni sono stato a Roma con una quindicina di studenti dell’Istituto Universitario Sophia: una visita che potrei definire ‘dialogica’. In effetti, gli studenti che avevano ideato questa uscita formativa e culturale ma, anche, ricreativa avevano pensato a momenti che potessero permettere di approfondire aspetti studiati e sperimentati in vari corsi, soprattutto nell’ambito pedagogico e dialogico. Il gruppo era davvero fantasmagorico: brasiliani, in maggioranza, ma anche una congolese, una cilena, due francesi, un pakistano, un italo-argentino, uno dalla Sierra Leone. Inoltre, si sono uniti a noi per alcuni momenti anche due italiani e una egiziana. Il mondo!


La prima giornata si è aperta con un incontro di due ore presso il Dicastero dell’Educazione Cattolica per approfondirne il mandato nell’ambito della Chiesa universale ma anche per cogliere lo spirito del Patto Educativo Globale che papa Francesco ha lanciato in questi due anni passati e nel quale Sophia è attivamente impegnata come giovanissimo istituto a offrire un contributo specifico soprattutto in ambito di dialogo interculturale e interreligioso. Dopo una articolata presentazione di Mons. Vincenzo Zani, Segretario del Dicastero, è iniziato un dialogo molto spontaneo e profondo suscitato da studenti di diversi contesti culturali che hanno messo in evidenza emergenze educative in Brasile, Cile, Congo. Ne è emerso un panorama realistico della situazione dell’educazione in generale e di quella cattolica in particolare e, accanto ad esso, la rilevanza dell’intuizione di papa Francesco nel lanciare un patto educativo globale, che, fra l’altro, è stato suggerito originariamente da un gruppo di rabbini. E’, dunque, di per sé interreligioso. In effetti, già oggi questa iniziativa vede coinvolti gruppi ed istituzioni di diverse provenienze culturali e religiose.


Un secondo momento, impegnativo ma formativo è stato l’incontro presso l’Università Lumsa, con le professoresse Maria Cinque e Carina Rossa, che, fra l’altro, insegna anche a Sophia un corso che è stato ispiratore del viaggio a Roma. Anche nelle aule della Lumsa si è continuato il discorso iniziato la mattina in Vaticano. Si è parlato di Service Learning e, nuovamente, di Patto Educativo Globale, ma anche delle varie reti educative in ambito cattolico onde assicurare un progetto unitario ed armonico sia pure nelle sue diversità, soprattutto, culturali e, quindi, anche educative. Quello che mi ha colpito sia la mattina presso l’organo della Santa Sede che nel pomeriggio con le due professoresse esperte di educazione e formazione, è stata l’empatia pressochè immediata con cui gli studenti sono entrati in sintonia con gli interlocutori. Nessun timore reverenziale, domande assolutamente pertinenti e anche provocanti perché mai superficiali o scontate, ma legate ad aspetti accademici e, allo stesso tempo, anche di esperienza sul campo.


Il sabato è stato, invece dedicato all’ambito dialogico con due incontri, la mattina presso il Centro Internazionale del Movimento dei Focolari e il pomeriggio presso il Centro del Movimento buddhista giapponese della Rissho Kosei-kai. In entrambe le occasioni dopo una presentazione adeguata di esperienze di dialogo ecumenico con il Centro Uno e dialogo con persone di altre fedi con il centro del dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari, e con i due amici buddhisti giapponesi si è rinnovato un dialogo fraterno ma anche provocante con richiesta di chiarimenti e con desiderio di comprendere nodi essenziali nel settore del dialogo in un’epoca che appare tutt’altro che dialogica. Il resto lo ha fatto la varietà del gruppo che ovviamente ha espresso sensibilità diverse. Mi ha colpito a pranzo il discorso che è nato a riflessione della mattinata. Domande impegnative sul mandato missionario e l’esperienza dialogica, sul senso del dialogo in un mondo che sembra andare in una direzione diversa e che suggerisce, in definitiva, che la fraternità universale non si realizzerà mai. Domande anche sulla sensibilità delle diverse religioni e le loro caratteristiche culturali. E, come sempre mi accade, dal dialogo si è passati anche a esperienze personali profonde e, anche, molto profonde. Ci siamo ripromessi con vari studenti di riprendere questi punti che meritano approfondimenti.


L’incontro con la Rissho Kosei-kai è stata per tutti la possibilità di conoscere il mondo buddhista mahayana del Giappone. Un grappolo di domande iniziate già durante l’eccellente presentazione dell’amico Mitzumo che dirige, insieme alla moglie Yukka, il centro buddhista di Roma. Soprattutto con loro è emersa la fraternità costruita in questi quarant’anni di dialogo fra i due movimenti – Rissho Kosei-kai e Focolari – che per ispirazione dei rispettivi fondatori ha portato a costruire rapporti profondi e duraturi. E tutto questo traspariva nel corso della presentazione con richiami e riferimenti reciproci che facevano comprendere come il dialogo sia vero e proficuo.


Due particolari importanti. Per coloro che lo hanno desiderato c’è stata anche la possibilità di visitare la casa di Chiara Lubich, accompagnati da Anna Paula Mayer, sua compagna di comunità per quasi quarant’anni. Anche questo un momento carismatico senza né prosopopea né autoreferenzialità, ma che ha portato alla radice della profezia che ha sta anche alla base di Sophia. Oggi domenica delle Palme per coloro che potevano, partecipazione alla messa della Domenica delle Palme in Piazza San Pietro con papa Francesco. E, poi, ovviamente tempo libero per girare la città eterna ma anche per condividere impressioni, vita personale, idee. Senza dubbio un momento di crescita personale, accademica e professionale.

Soprattutto, la novità è stata la scoperta di dimensioni non pensate, sia a livello ecclesiale che educativo, ma anche di fede e di professione. Per me stare con questi studenti con cui da qualche mese ho iniziato un percorso comune è stata una grande ricchezza, una esperienza che apre vie di approfondimento non solo accademico ma anche personale e spirituale. Sono rimasto colpito, infatti, dall’apertura spirituale di vari di loro di fronte alle sollecitazioni ricevute. Soprattutto, ho ricevuto conferma che i processi formativi sono comuni e reciproci.


L’idea di questo viaggio è nata negli studenti all’interno dei corsi. Da parte mia, non ho fatto altro che incoraggiarli a materializzare il loro desiderio e a capire come farlo. Sulla base delle loro proposte abbiamo poi redatto un programma che venisse incontro a quanto loro sentivano. Ovviamente fondamentale è stato il ruolo di Andrea, coordinatore della Community Life. Una esperienza che ci fa capire il valore di quel ‘villaggio educativo’ di cui parla papa Francesco nel Patto Educativo Globale. Non si tratta di una nuova struttura o sovrastruttura, ma di un locus dove si opera, pensa, apprende tutti insieme professori e studenti. Certo. Perché nel villaggio si è sempre insieme, con ruoli diversi, ma con finalità comuni. E, soprattutto, ci si forma e continua a formare tutti, insieme!

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